Una community di agricoltori urbani
SoilSurfer estende il modello peer-to-peer all’agricoltura sostenibile
Alla fine di aprile è stata ufficialmente lanciato il progetto SoilSurfer, che ha per scopo la creazione di un network globale capace di mettere in comunicazione gli agricoltori urbani con i proprietari di terreni.
L’idea è di Reginald Blackledge, un designer californiano che ha iniziato a sviluppare SoilSurfer nel suo tempo libero. Proveniente da una famiglia di agricoltori e allevatori, la sua missione è favorire un cambiamento ambientale all’interno del processo di crescita economica delle città.
SoilSurfer si basa sul collaudato sistema della community peer-to-peer: se è vero che l’agricoltura in contesti urbani si sta trasformando in un fenomeno sempre più ampio, d’altra parte Blackledge crede che sia possibile favorirne ulteriormente lo sviluppo proprio attraverso una piattaforma semplice, utilizzabile da chiunque disponga di una semplice connessione internet. Solo in questo modo sarà infatti possibile estenderne la portata in modo globale, abbassando le barriere d’ingresso che potrebbero ostacolare il coinvolgimento di nuovi aspiranti agricoltori urbani.
Ma come funziona SoilSurfer? Accedendo ad una piattaforma disponibile sia in versione desktop, sia in versione mobile, i proprietari terrieri e gli agricoltori urbani possono creare un profilo pubblico.
Diventa a questo punto semplice creare dei contatti che possano trasformarsi in contratti di affitto per la coltivazione di spazi urbani non utilizzati.
SoilSurfer adotta inoltre un sistema di rating dei propri iscritti. I proprietari terrieri possono così avere un feedback su un particolare contadino urbano prima di stringere accordi con lui. Allo stesso modo, gli aspiranti agricoltori possono leggere recensioni su altre esperienze fatte da loro colleghi con uno stesso proprietario terriero.
Questo duplice canale di recensione ha lo scopo di promuovere la trasparenza e di premiare la correttezza dei comportamenti.
«Oggi le persone possono affittare qualsiasi cosa, dalle tavole da surf fino ai jet privati» dice Blackledge. «Non mi è quindi sembrata esagerata l’idea di permettere alle persone di affittare un posto da coltivare nel cortile di qualcun altro. Ci sono probabilmente milioni di acri di territorio urbano improduttivo, che potrebbe essere utilizzato per la produzione alimentare locale e per ridurre in modo consistente il nostro impatto negativo sul pianeta. Credo che SoilSurfer abbia il giusto potenziale per rendere l’agricoltura urbana un fenomeno mainstream».
Il team di AgriSmart, sempre attento a tutto ciò che abbia a che fare con la sostenibilità agricola, non può che augurare buona fortuna a questo splendido progetto.
Fonte: Prnewswire.com