La svolta tecnologica del Morellino di Scansano

I produttori di Morellino hanno deciso di applicare nuove strategie smart per ottimizzare il processo di vinificazione

I produttori di Morellino di Scansano hanno deciso di applicare nuove tecnologie smart al processo di vinificazione.

Chi si intende di buon vino conosce senz’altro il Morellino di Scansano, pregiato DOCG prodotto esclusivamente nella provincia di Grosseto utilizzando come vitigno le uve di Sangiovese.

Ciò che invece pochi conoscono è la svolta tecnologica che il consorzio del Morellino di Scansano ha da poco deciso di imprimere alla produzione di questo vino. Dalla settimana scorsa, infatti, i produttori hanno deciso di estendere alle loro vigne l’esperimento pilota che un’equipe dell’Università della Tuscia sta conducendo ormai da dieci anni, allo scopo di riuscire a ridurre in modo significativo l’impiego di pesticidi all’interno della vigna e di solfiti nel corso del processo di vinificazione.

A capo del progetto c’è il prof. Fabio Mencarelli, esperto internazionale dell’ambito enologico e pioniere nell’applicazione di tecnologie smart al mondo agricolo.

È per merito suo che i produttori hanno deciso di convertire le proprie aziende investendo sulla diagnostica precoce delle malattie, in modo da intervenire con i fitofarmaci solo se è veramente necessario e solo là dove serve. Questo approccio, tipico del precision farming, passa attraverso l’impiego di un hardware appositamente concepito. Tra i filari sono stati infatti distribuiti in modo capillare dei computer grandi come una carta di credito e collegati a dei micro sensori: un hardware ottimizzato in grado di rilevare in tempo reale l’insorgere di malattie dei vitigni, il grado di stress della vite e anche i tempi di maturazione dell’uva.

A questo approccio, i produttori di Morellino hanno inoltre deciso di affiancare anche una rivoluzione tecnologica all’interno della cantina, quando l’uva è ormai già stata raccolta. In questo caso lo scopo è eliminare l’aggiunta di solfiti che vengono utilizzati per prevenire l’ossidazione. L’idea è di realizzare una cella per la disidratazione all’interno della quale seguire il cosiddetto protocollo Purovino – già ampiamente sperimentato in California per la produzione di vino senza solfiti ma ancora inedito in Italia.

Fonte: Quotidiano.net

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