Coltivare funghi grazie ai fondi di caffè
Riutilizzando gli scarti di caffè dei bar, Funghi Espresso porta sulle nostre tavole dei funghi coltivati in maniera innovativa e biologica
Nel mondo delle imprese agricole ad alto tasso di tecnologia sta sempre più prendendo piede lo stesso approccio già alla base dell’economia circolare: ciò che normalmente viene percepito come un rifiuto può talvolta rivelarsi una preziosa risorsa. È a questo stesso principio che si ispira Funghi Espresso, giovane start-up toscana che utilizza i fondi di caffè per coltivare degli ottimi funghi.
L’idea è venuta all’agronomo Antonio Di Giovanni e all’ecodesigner Vincenzo Sangiovanni, che si sono ispirati ad uno studio sul riutilizzo dei fondi di caffè in agricoltura condotto nel 2013 dal Centro di Ricerca Rifiuti Zero del Comune di Capannori.
Come nella maggior parte delle storie imprenditoriali di successo, anche qui l’idea è davvero semplice.
I 110.000 bar italiani producono ogni anno 300.000 tonnellate di fondi di caffè, pronti per andare in discarica. Questa tipologia di rifiuto organico, tuttavia, è ricca di minerali, lipidi, polifenoli e acqua: una mistura perfetta per la coltivazione dei funghi, tanto più poiché non ha nemmeno bisogno di essere pastorizzata.
Funghi Espresso ha così selezionato tutta una serie di bar nelle vicinanze della sua sede produttiva, in provincia di Lucca. Usando mezzi di trasporto il più possibile ecologici, gli incaricati della raccolta prelevano gli scarti di caffè, che vengono poi utilizzati per preparare un substrato naturale sul quale verranno seminati i funghi.
Non solo: Funghi Espresso utilizza un sistema di coltivazione verticale. L’impiego di supporti sospesi consente così di ridurre significativamente l’uso del suolo.
Una volta conclusa la coltivazione, il substrato utilizzato diventa poi un ottimo compost, da reimpiegare per la fertilizzazione di coltivazioni più tradizionali.
Funghi Espresso ha già ricevuto, a partire dal 2014, numerosi riconoscimenti, che gli hanno consentito di rappresentare la regione Toscana nell’ambito di Expo 2015. L’ambizione dei suoi creatori è ora di estendere questo affascinante modello produttivo al di fuori della provincia di Lucca e, magari, studiare altre forme possibili di coltivazione che abbiano come base di partenza proprio quella tazzina tanto cara a noi italiani.
Fonte: Panorama