L’agroalimentare traina l’economia italiana
I dati esposti al Food Industry Monitor sottolineano i progressi del settore agroalimentare rispetto a quelli degli altri comparti produttivi
Si sono conclusi questo giovedì (16 giugno) i lavori del Food Industry Monitor, osservatorio sulle aziende italiane del settore Food & Beverage realizzato dall’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo.
I dati divulgati dal coordinatore, Carmine Garzia, hanno evidenziato un incredibile sviluppo del settore agroalimentare che, nel corso del 2015, ha fatto letteralmente da traino all’intera economia italiana. Mentre quest’ultima ha avuto un incremento dello 0,8%, le aziende che operano nel settore agricolo hanno invece registrato un sorprendente +4,6%.
Al di là dei numeri sterili, la relazione di Garzia ha dimostrato, senza ombra di dubbio, che l’agroalimentare ha la capacità di creare intorno ai propri prodotti un forte valore aggiunto.
Le ragioni di ciò risiedono essenzialmente nelle capacità di innovazione dimostrate dalla filiera, che ha saputo puntare nel corso dell’ultimo periodo sulla ricerca, sull’alta qualità delle materie prime e sull’innovazione dei processi produttivi.
Questo ha permesso alle aziende del settore di immettere sul mercato dei prodotti unici, molto apprezzati sia sul mercato nazionale sia su quello internazionale.
Se a questi fattori si aggiunge l’esistenza di brand e di denominazione in grado di essere riconosciuti immediatamente anche all’estero (basti pensare a consorzi come quello del Parmigiano Reggiano o ad aziende come la Ferrero), è facile capire come tra tutti i comparti produttivi nazionali quello agroalimentare abbia in sé le potenzialità per diventare un reale traino per l’intera economia.
Carlo Petrini, presidente dell’UniSG, ha concluso i lavori dell’osservatorio con un monito rivolto a tutti i produttori e agli industriali della filiera: «Non bisogna limitarsi ad analizzare i bilanci e la redditività. Occorre mirare invece ad un crescita sostenibile, dove hanno pari importanza l’etica e la responsabilità sociale composta da ambiente, salute della persona ed educazione. Sono questi i nuovi parametri su cui si gioca il nostro futuro, a partire proprio dal settore agroalimentare».
Fonte: La Stampa